Censimenti

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Riteniamo opportuno riprendere integralmente il comunicato dell’ISTAT a proposito della polemica relativa alle operazioni del Censimento 2001 a Roma.

E’ doveroso riconoscere che, a fronte delle tante difficoltà incontrate, tutti i comuni hanno cercato di rispondere al meglio ai compiti cui erano chiamati. In particolare gli uffici di censimento hanno svolto, pur con mille inconvenienti, la loro funzione istituzionale, consegnando poi alle anagrafi le risultanze censuarie per procedere al riallineamento, come previsto dalla legge. Nella Capitale, proprio in considerazione della dimensione demografica, queste difficoltà sono state grandi ma comunque in linea con quelle di altre grandi città, come anche l’ISTAT sottolinea. In particolare, l’ufficio di censimento del Comune di Roma è tuttora impegnato per il riallineamento dell’anagrafe capitolina, con grande competenza e precisione, con la preziosa collaborazione dell’ISTAT.

Ecco il testo diramato dall’Ufficio Comunicazione dell’ISTAT il 21 dicembre:

L'Istat non ha perso alcunché

Note per la stampa
Diffuso il: 21 dicembre 2006


Con riferimento alle accuse e alle inesattezze contenute nell'articolo "L'Istat si è perso 187 mila romani", pubblicato su "L'Espresso" del 14 dicembre 2006 a firma di Stefano Livadiotti, l'Istituto nazionale di statistica ritiene indispensabile fornire le dettagliate precisazioni che seguono. Ciò a tutela della propria reputazione e a salvaguardia di quel patrimonio di credibilità ed autorevolezza che è nello stesso tempo il risultato dell'impegno congiunto di quanti operano in Istituto con competenza e professionalità ed il presupposto fondamentale di una statistica pubblica di qualità.
In primo luogo, considerato che l'Istituto viene ritenuto responsabile di un clamoroso errore nel computo censuario della popolazione capitolina, si desidera richiamare l'attenzione su alcuni aspetti riguardanti l'organizzazione dei Censimenti. Come risulta dal loro Regolamento di esecuzione, emanato con D.P.R. 276/2001 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 159 dell'11 luglio 2001, l'Istat provvede al coordinamento delle operazioni censuarie effettuate sul territorio da una rete di soggetti istituzionali che comprende i Comuni, le Camere di Commercio, il Ministero dell'Interno, l'Unioncamere ed eventualmente altri enti ed organismi del Sistema statistico nazionale. L'Istituto, inoltre, cura la progettazione grafica, la stampa, la consegna ed il ritiro dei modelli censuari presso gli 8.101 comuni italiani, eroga un contributo onnicomprensivo e forfetario, oggetto di finanziamento da parte dello Stato, con cui le province e i comuni fanno fronte alle esigenze organizzative interne, alla retribuzione dei rilevatori comunali e all'esecuzione delle operazioni di confronto censimento-anagrafe.
Stabilita questa indispensabile premessa sulle attribuzioni funzionali che regolano l'organizzazione dei Censimenti, è possibile entrare nel merito delle operazioni di calcolo.
A tal proposito va precisato che, secondo le statistiche demografiche dell'Istat, la popolazione residente nel Comune di Roma immediatamente prima della data del Censimento (21 ottobre 2001) era pari a 2 milioni 663 mila unità a fronte delle 2 milioni 548 mila comunicate dal Comune in occasione del rilascio della popolazione legale (si vedano: Popolazione e movimento anagrafico dei comuni - Anno 2000, Istat, Annuari, ed. 2001; Popolazione e movimento anagrafico dei comuni - Anno 2001, Istat, Annuari, ed. 2002; Popolazione legale, 14° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni 2001, Istat, ed. 2003). L'Istituto ha segnalato ripetutamente al Comune di Roma la notevole differenza esistente tra queste risultanze numeriche, sollecitando ogni volta il riallineamento censimento-anagrafe. L'Amministrazione capitolina, a sua volta, ha avviato una procedura di verifica che deve ancora essere conclusa, anche se il Sindaco ha comunque convalidato il dato sulla popolazione legale, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 2003.
Le anticipazioni pubblicate dalla stampa sull'esito del riallineamento censimento-anagrafe, che porterebbe la popolazione romana a crescere sensibilmente, non sono sfuggite naturalmente al Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. Tale aumento, infatti, causerebbe un significativo incremento dei fondi nazionali a sostegno della sanità regionale. A questo proposito, l'autore dell'articolo afferma che l'Istituto, in una lettera inviata al Presidente Marrazzo il 9 novembre 2006, avrebbe ammesso i propri errori nel calcolo censuario della popolazione romana. In realtà, come risulta da un comunicato stampa diramato il giorno stesso, l'Istat ha soltanto assicurato la massima disponibilità ad effettuare le verifiche tecniche necessarie per un eventuale nuovo computo della popolazione residente da parte dell'Amministrazione capitolina.
L'articolo di Stefano Livadiotti attribuisce all'Istat gravi inefficienze anche sul versante metodologico ed organizzativo. Contesta intatti l'affidabilità delle procedure di calcolo adottate dall'Istituto e allude a presunti errori commessi dal personale dell'Istat in varie fasi operative del Censimento. A sostegno di questa tesi l'autore cita le risultanze di un studio pubblicato nell'estate del 2005 dal sindacato Usi/Rdb sul proprio sito istituzionale, senza considerare che l'Ufficio stampa dell'Istat, qualora fosse stato consultato, avrebbe potuto fornire un documento realizzato dalla Direzione responsabile del Censimento della Popolazione e delle Abitazioni 2001, che contesta puntualmente le critiche contenute nello studio dell'Usi/Rdb. Presso l'Ufficio stampa, inoltre, l'autore avrebbe potuto ricevere copia delle lettere di precisazione inviate dall'Istituto alle testate giornalistiche che a suo tempo hanno dato risalto alle accuse contenute nello studio dell'Usi/Rdb.
A corredo di queste precisazioni, va anche ricordato che una certa discrepanza tra dati censuari e dati anagrafici è fisiologica e si registra in occasione di ogni rilevazione censuaria. Nel 1981, ad esempio, la differenza a livello nazionale tra censimento e anagrafe ammontava a -710.424 persone (-1,2%), nel 1991 a -1.031.285 (-1,8%) e nel 2001 a -961.949 (-1,7%). Questo mancato allineamento tra le risultanze anagrafiche e la popolazione legale, ampiamente noto in letteratura come sottocopertura censuaria, si registra in tutti i Paesi e cresce all'aumentare della dimensione demografica del Comune. È quindi ovvio che per i Comuni metropolitani esso sia assai maggiore della media nazionale. La diminuzione dei residenti a Roma, inoltre, rientra in una più generale tendenza alla deurbanizzazione che ha interessato tutti i grandi comuni italiani. Tra il 1991 e il 2001, infatti, la popolazione è diminuita del 10,1% a Torino, dell'8,3% a Milano e dell'11,7% a Firenze. Il dato relativo alla città di Roma, pari a 6,8%, è quindi meno eclatante di quanto risulta enfaticamente riportato nell'articolo in oggetto, collocandosi al di sotto del calo medio di popolazione registrato nelle città dell'Italia centro-settentrionale.
In conclusione, dispiace constatare che una testata di indiscusso prestigio come "L'Espresso" avrebbe potuto evitare questo attacco ad un istituzione scientifica come l'Istat, verificando più puntualmente che la notizia fornita dall'autore possedesse almeno l'attributo qualitativo della completezza. In assenza di questa vigilanza sul rispetto di uno dei più elementari fondamenti dell'etica della professione, il giornalista ha potuto astenersi dall'impegno di confrontare le informazioni in suo possesso con quelle che l'Istituto avrebbe potuto fornirgli. In tal modo, invece di pervenire ad una notizia articolata ed esauriente, attenta ad illustrare adeguatamente i vari aspetti di una materia complessa e disponibile ad ospitare il civile confronto di posizioni diverse, l'autore ha confezionato un pezzo viziato da imprecisioni, preconcetti ed errori. In tal modo ha reso un cattivo servizio ai suoi lettori, danneggiando nello stesso tempo l'immagine della statistica ufficiale italiana, che vanta autorevoli riconoscimenti a livello nazionale e internazionale, ribaditi di recente sia dagli ispettori dell'Eurostat sia dagli esperti del Fondo monetario internazionale.

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