Nell’inviare un cordiale saluto a tutti i partecipanti a questo importante appuntamento dell’USCI, desidero scusarmi con gli organizzatori e con tutti voi per non essere presente, ma purtroppo la convocazione, non preventivata, del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), con all’o.d.g. la Relazione previsionale e programmatica per il 2007, mi ha trattenuto a Roma.

Mi dispiace non essere presente poiché ritengo molto utile per lo sviluppo del Sistan discutere di problemi comuni con gli statistici ufficiali che fanno parte dell’USCI e, quindi, mi permetto di farVi pervenire alcune considerazioni di carattere generale sul nostro futuro impegno.

Noi sosteniamo, giustamente, che le informazioni statistiche che produciamo costituiscono il supporto indispensabile per le decisioni razionali da parte di tutti, cittadini compresi, anzi sono lo strumento di partecipato controllo sociale e, inoltre, che esse servono a rendere i governi, a qualsiasi livello, trasparenti e valutabili. Proprio per questo dobbiamo perciò essere in grado di rendere questo servizio nel modo migliore possibile, in relazione allo sviluppo delle esigenze di informazione statistica dei governi e dei cittadini.

Dal punto di vista della organizzazione generale del sistema, Voi sapete, poiché l’ho sostenuto più volte, che l’evoluzione del Sistema statistico nazionale richiede di rafforzarne la struttura di sistema a rete e a carattere policentrico, dove le autonomie locali (regioni, province, città metropolitane, comunità montane, e, soprattutto, comuni, che costituiranno il soggetto istituzionale naturalmente preposto alla raccolta della informazione statistica di base) devono giocare un ruolo di maggior rilievo nel campo della statistica ufficiale. Proprio per questo gli Uffici di statistica dei comuni sono i soggetti che devono essere il fulcro per far sviluppare in modo sempre più adeguato il Sistan, con l’appoggio e il coordinamento dell’Istat. Pertanto noi dobbiamo lavorare tutti assieme, anche con gli altri responsabili degli Uffici di statistica e con gli enti rappresentativi delle autonomie locali per raggiungere in modo corretto questo importante obiettivo.

A questo fine, come è richiamato nella nuova serie della Vostra Rivista, l’Istat e l’Usci hanno stipulato un accordo di collaborazione molto ambizioso che prevede molti campi di azione e che mira ad agevolare lo scambio di esperienze e a promuovere le buone pratiche nell’ottica dello sviluppo della funzione statistica a livello locale. Un rapporto di collaborazione permanente è, a mio avviso, essenziale ai fini dello sviluppo del Sistema statistico nazionale a livello locale.

Con riguardo al tema specifico della Conferenza, ritengo che la sua valutazione debba essere svolta nell’ambito della ormai decennale riforma della pubblica amministrazione che ha come obiettivi primari quelli della efficienza ed efficacia della sua azione. Essa richiede -e ciò in parte è già stato avviato in alcune “isole felici”- e comunque richiederà un’ulteriore messa a punto di strumenti di controllo interno e di valutazione della efficacia dei servizi resi dalle singole unità che non possono non fondarsi su affidabili indicatori statistici e su rilevazioni statistiche ad hoc (ad esempio di customer satisfaction).

Il contesto generale risulta oggi maggiormente favorevole che nel passato allo sviluppo della funzione statistica all’interno delle amministrazioni. Il decreto legislativo 286/99 fornisce sostanziale riconoscimento del ruolo e della professionalità degli operatori del sistema statistico: esso prevede, infatti, la costituzione di un sistema informativo statistico unitario a supporto dei sistemi di controllo di gestione, valutazione e controllo strategico e il suo collegamento con l’attività dell’ufficio di statistica. Ma ora anche l’aspetto della valutazione della efficacia dei servizi assume una rilevanza sempre più fondamentale.

Sono le amministrazioni in grado di predisporre gli indicatori e di svolgere le analisi e le rilevazioni statistiche necessarie?

Si tratta a mio avviso di uno dei nodi fondamentali della riforma poiché, come spesso si fa nel nostro Paese, si pongono obiettivi ambiziosi senza specificare chi fa cosa e se vi sono le professionalità adatte per svolgere le attività richieste: il nodo fondamentale della riforma della PA riguarda proprio l’investimento per lo sviluppo della cultura dell’uso dei dati statistici e delle rilevazioni statistiche nelle pubbliche amministrazioni.

Possono gli Statistici Ufficiali svolgere (o sottrarsi a) questo compito? Non saprei dirlo, avendo Essi già tante cose da fare per sviluppare il Sistan, ma occorre discuterne.

Si tratta, infatti, di una doppia sfida rivolta alla statistica ufficiale, alla quale viene domandato sia di rilevare anche fenomeni più vicini alla statistica aziendale sfruttando le fonti amministrative o svolgendo indagini ad hoc, sia di provvedere alla necessaria ed adeguata formazione statistica dei dirigenti e quadri della pubblica amministrazione. E’ certo comunque che gli statistici ufficiali presenti nelle varie unità della PA e, nel caso specifico negli Uffici Statistici dei Comuni, se non hanno le risorse umane per svolgere le indagini, devono quanto meno essere chiamati ufficialmente dai policy makers e dirigenti dei comuni a impostare le rilevazioni e analisi statistiche da effettuare e a verificare la validità delle rilevazioni statistiche eventualmente richieste a società esterne. Soltanto la professionalità degli statistici ufficiali consentirà che si raggiungano gli obiettivi della misurazione statistica senza che si sprechi danaro pubblico.

Sono sicuro che le relazioni, gli interventi e le discussioni di questo Convegno contribuiranno a chiarire molti aspetti di questo tema, e Vi auguro pertanto buon lavoro.


Vostro, Luigi Biggeri