DOCUMENTO PROGRAMMATICO  USCI APRILE 2003

 

La particolare situazione in cui si trovano gli uffici di statistica dei comuni richiede un rilancio della presenza e dell’iniziativa dell’Unione.

 

-         Rapporto con l’ISTAT/SISTAN

 

Il rapporto con l’ISTAT è l’unica garanzia possibile per l’autonomia, l’indipendenza, l’autorevolezza e l’efficacia degli uffici di statistica comunali. La statistica pubblica è sottoposta, a partire dai prezzi (ma non solo) al più virulento attacco che mai sia stato portato. L’obiettivo dichiarato delle forze che ritengono l’ISTAT superato è quello di arrivare alla privatizzazione della statistica pubblica, in via formale o in via sostanziale. In questo contesto, le indubbie carenze e difficoltà direzionali dell’istituto devono essere superate anche con il concorso delle associazioni rappresentative dei comuni e dell’USCI in primo luogo, evitando contrapposizioni che, lasciando il tempo che trovano, aiutano in realtà un disegno contro riformatore. Occorre ristabilire con i massimi rappresentanti dell’ISTAT un terreno di confronto e di collaborazione teso al recupero dei problemi riscontrati, orientato allo sviluppo della funzione statistica nei comuni e negli enti territoriali, unico fattore che può consentire di superare la contrapposizione “di principio” tra statistica nazionale e statistica locale. Solo se quest’ultima assume una dimensione autorevole e diffusa potrà essere confrontata con la prima.

Questo porta direttamente al tema di quale tipo di funzione statistica occorra sviluppare nei comuni.

Al di là delle critiche che possono legittimamente essere formulate, il testo unico delle autonomie locali ha introdotto una novità di rilievo assoluto. Per la prima volta la funzione statistica non è esclusivamente ricondotta alle funzioni del sindaco come ufficiale di governo (che pure permangono), ma è invocata in funzione della creazione dei sistemi informativi statistici delle amministrazioni, con un esplicito richiamo al collegamento con i vari soggetti SISTAN (e quindi anche con gli UCS). Questa è la vera sfida della statistica comunale dei nostri tempi: saper rispondere alle esigenze informative delle amministrazioni (sia sul versante politico che su quello gestionale), mantenendo le caratteristiche originarie che contraddistinguono gli uffici SISTAN: autonomia, autorevolezza, garanzia, imparzialità. Questo è possibile (alcune esperienze in corso si stanno appunto misurando con questa sfida), e su questo terreno l’USCI deve impegnarsi in prima persona: promuovendo il confronto e la diffusione delle esperienze, sostenendo (anche con iniziative di formazione) i colleghi impegnati negli uffici, valorizzando presso gli amministratori e i colleghi dirigenti dei comuni le enormi potenzialità di sviluppo che la disponibilità di informazioni strutturate può offrire all’azione amministrativa e al rapporto con i cittadini, sostenendo anche lo svolgimento in forma associata tra comuni della funzione.

 

 

-         Riforma del 322

 

In questo contesto grande importanza assumono i lavori di revisione della normativa nazionale già in corso. Il tavolo aperto deve caratterizzarsi per una grande capacità di iniziativa dell’USCI che sappia raccogliere attorno a sé l’intero universo degli enti territoriali, le province ma anche le regioni. La dimensione regionale dell’organizzazione statistica è un altro tema cui non è possibile sottrarsi con evoluzioni dialettiche o con il richiamo generico all’autonomia comunale.

Le innovazioni costituzionali sono dei punti fermi come un punto fermo è la dimensione nazionale ed europea del ruolo dell’ISTAT: tutto ciò andrà evidenziato e normato nel nuovo 322, valorizzando ancora di più il ruolo dei comuni come soggetti attivi e protagonisti del SISTAN. Dobbiamo anche essere consapevoli della necessità di sviluppare la funzione statistica a livello regionale, che non necessariamente si esaurisce nel ruolo dell’ente regione. Se la sfida della statistica pubblica è quella di superare la funzione di “ufficiali di governo”, rivelatasi un vero e proprio ghetto se unica ad essere esercitata, allora la dimensione della programmazione regionale e territoriale, la dimensione dell’analisi di fenomeni che, per loro natura, travalicano i confini amministrativi comunali, il sostegno alla associazione dei comuni per lo svolgimento delle funzioni, il rapporto con gli uffici regionali dell’ISTAT, sono tutti temi non solo non eludibili, ma su cui è possibile un impegno proficuo e collaborativo tra i vari soggetti che possono, con l’interazione reciproca, crescere tutti insieme e valorizzare così proprio la statistica ufficiale nella sua dimensione territoriale.

Come all’interno di ciascun ente l’ufficio di statistica deve essere protagonista e propulsore  dei sistemi informativi statistici, così a livello territoriale il rapporto con le regioni e gli altri livelli di governo deve essere interpretato come un contributo alla realizzazione di complessi e articolati sistemi informativi che siano di supporto ai decisori e momenti di diffusione dei dati all’utenza più vasta, e non vissuto come un problema di pari dignità istituzionale. Insomma anche in questo contesto deve essere affermato con grande forza il principio di sussidiarietà tra i vari livelli istituzionali.

 

 

-         Attività di formazione

 

Questo insieme di sfide richiede indubbiamente un adeguamento della consistenza professionale, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi, degli uffici di statistica comunali.

 L’USCI non può attardarsi nella lamentazione sulle avverse condizioni riscontrate in alcuni comuni; al contrario deve proporsi come soggetto in grado di offrire un sostegno concreto, non ideologico, allo sviluppo della funzione statistica, mettendo in grado i colleghi di fare più e meglio di quanto non siano stati capaci attualmente (e questo vale sia per chi già lavora bene, sia per chi ha difficoltà).

 L’USCI deve proporsi alle amministrazioni come un adeguato strumento a supporto delle iniziative formative specifiche e specialistiche, evidenziando appunto la peculiarità della funzione e delle esperienze maturate. Quello che conta è il ruolo che l’USCI può assumere, la garanzia di esperienza e autonomia che può offrire. E’ quasi superfluo ricordare, comunque, che un ruolo simile contribuisce quasi automaticamente alla crescita organizzativa dell’Unione e al prestigio nei confronti di tutti gli interlocutori.

 Altre proposte avanzate, come quella di costituire insieme all’ANCI un istituto di formazione, possono apparire anche più solide, ma mancano proprio di due dei requisiti essenziali che sono stati evidenziati: la peculiarità della funzione statistica viene messa in ombra e lo sviluppo organizzativo dell’USCI non viene certo favorito.

 Da valutare potrebbe essere una partecipazione diretta dell’USCI alla costituzione e alla direzione di una struttura formativa nazionale, sulla base del D.Legs. 419/99, espressamente dedicata alle strutture SISTAN, sotto la responsabilità dell’ISTAT. Una simile ipotesi non esclude comunque, ed anzi rafforza, la necessità di un impegno diretto ed immediato dell’Unione nell’attività formativa.

Dobbiamo quindi esprimere un giudizio positivo, proprio alla luce di questi fattori, delle esperienze di formazione presso comuni grandi e piccoli realizzate dall’USCI, valorizzarle ed estenderle per quanto possibile.

 

 

-         Attività editoriale

 

Sia pure tenuto conto delle ristrette disponibilità finanziarie, il giudizio sulla attività editoriale dell’USCI finora non può essere che negativo, sia nella versione cartacea, sia per quanto riguarda il sito internet. Il giudizio non è tanto sulle persone responsabili delle attività quanto sulla mancanza di una direzione e di una linea adeguata ai compiti dell’associazione.

USCI Notizie è poco più che un bollettino dove articoli sui medesimi argomenti si ripetono da un numero all’altro. Poco spazio è dato ad esperienze e opinioni innovative o solo eterogenee.

Non si pubblicano dati o elaborazioni, non si forniscono servizi ai lettori, nemmeno si affrontano temi importanti e di assoluta attualità che si protraggono nel tempo, come ad esempio il nuovo codice deontologico. In una parola il giornale è lo specchio fedele della mancanza di iniziativa e di capacità propositiva dell’USCI in questo periodo.

Il sito internet soffre degli stessi difetti aggravati dal fatto che, essendo uno strumento intrinsecamente vocato all’uso in tempo reale, il ritardo o l’assoluta vetustà di quanto prodotto non fa che riproporre un’immagine di vecchiaia, di immobilismo, di inutilità dell’USCI stessa.

Occorre dunque procedere rapidamente ad un radicale rinnovamento dei due strumenti, creando appositi gruppi di lavoro che coinvolgano in profondità l’associazione, facendoli diventare strumenti utili e fungibili in tempi accettabili per la crescita della funzione dell’USCI, a sostegno dei colleghi che lavorano nei comuni.

 

 

-         La dimensione regionale

 

Contrariamente a quanto previsto nello Statuto (art.10), nessuna iniziativa è stata proposta né tanto meno attuata per sviluppare l’USCI a livello regionale. Eppure questa è una delle esigenza maggiormente sentite, sia per meri motivi di vita democratica e partecipativa interni all’associazione, sia per una prospettiva strategica che tenga conto dell’evoluzione istituzionale e funzionale dell’organizzazione statistica dei comuni.

In questo senso la limitazione imposta dallo statuto per la costituzione di organismi regionali appare del tutto anacronistica e da rimuovere. Più opportuno sarebbe prevedere comunque l’individuazione di referenti regionali che abbiano il compito di promuovere tutte le attività dell’USCI presso i comuni e incrementare il numero degli associati.

 Ancora una volta il problema non sono tanto le risorse, quanto la volontà di interpretare al meglio un ruolo propositivo che finora è mancato.

 

-         Il rapporto con l’ANCI

 

Il richiamo, sempre più ricorrente negli ultimi tempi all’ANCI come “casa madre” dell’USCI non può non essere condiviso, sia per la sua valenza storica, sia per la sua dimensione politica ed istituzionale.

Quello che non convince è il contesto nel quale questi richiami si collocano e quello che lasciano prefigurare. Quanto al contesto, il rapporto con una associazione “politica” degli enti, di tipo generalistico e profondamente influenzata dagli assetti partitici non può che essere di tipo problematico, dialettico si sarebbe detto tempo fa, nel quale i ruoli rispettivi, le aspettative, le iniziative concrete, non sono date una volta per tutte, ma necessitano di verifiche continue e di successivi arricchimenti. Inoltre, la preponderante caratteristica politica dell’ANCI pone non pochi interrogativi riguardo alla garanzia di autonomia e indipendenza imprescindibile per gli assetti statistici comunali; non a caso questo fattore è il primo ad essere messo in discussione quando l’ANCI deve definire le sue posizioni rispetto alla statistica.

 Il rapporto con l’ANCI non può che essere regolato con una esplicita proposta sinallagmatica: i sindaci devono poter contare sullo sviluppo della funzione statistica comunale a sostegno dell’attività gestionale e di governo a fronte della costituzione e dell’operato di veri uffici di statistica (ex 322) che garantiscano tutte le prescrizioni stabilite dalla legge e da ultimo richiamate nel codice deontologico. Ritorna qui insomma la proposta di superare la mera dimensione della funzione come ufficiali di governo per affermare in modo esplicito la statistica come strumento essenziale per il governo, nel quadro delle garanzie di autonomia e di imparzialità che la legge prevede.

Quanto alle prospettive, quella di disegnare da oggi uno “scioglimento” dell’USCI nell’ANCI, sia pure in tempi non brevi, non può essere vissuto che come una fuga in avanti.

Insomma, la credibilità e l’autorevolezza istituzionale dei dirigenti degli uffici di statistica e dei dirigenti dell’USCI, soprattutto, non derivano tanto da una formale malleveria dell’ANCI, quanto dalla capacità di interpretare al meglio il ruolo cui sono chiamati, prima di tutto quello di produttori di statistiche e informazioni per le loro amministrazioni. La “scorciatoia” istituzionale, in questo caso (ma come sempre del resto), è tipica del soggetto debole che non ha la più pallida idea di come affermare le proprie potenzialità.

Occorre allora rilanciare sul terreno delle iniziative concrete nel rapporto con l’ANCI, su un vero programma di lavoro comune, sulla definizione di una nuova direttiva Comstat per la costituzione e la collocazione degli uffici (oltre alla riforma del 322), sulla definizione di quote di risorse da ricercare per l’attività statistica degli enti, sulla propagazione dell’associazione all’USCI come luogo deputato per la promozione dello sviluppo della statistica comunale, sulla adozione di iniziative editoriali statistiche comuni, almeno per le grandi città, etc.

Insomma, invece di prefigurare l’annullamento dell’USCI dentro l’ANCI, sembra davvero più opportuno lavorare per un conferimento dell’ANCI all’USCI delle proprie competenze in materia di statistica, sostenendone la crescita qualitativa e quantitativa, nell’interesse in primo luogo delle amministrazioni.

 


-         Rapporti con altre organizzazioni

 

Si ritiene interessante ricercare rapporti con altre “associazioni  di categoria” per ricercare punti di contatto o per analogia di normativa, o per materia collegata.

Particolarmente interessante può essere l’avvio di un rapporto  con l’A.N.U.S.C.A. (l’Associazione Nazionale degli Ufficiali d’Anagrafe e di Stato Civile) perché i membri di questa esercitano anch’essi compiti delegati dallo Stato e contestualmente sono nostri “alimentatori” per le statistiche demografiche.

Da segnalare che questa organizzazione, che già riveste un ruolo istituzionale nel Settore, è tra quelle che hanno dato vita, in seno all’ANCI, alla Consulta delle Associazioni professionali degli Enti Locali, alla quale l’USCI ancora non appartiene, ma auspica di farne parte quanto prima.      

 

 

-         Gruppi e organismi dirigenti

 

Le prossime assemblee dovranno tendere ad un nuovo assetto della struttura nazionale, generale e tematica, e promuovere la costituzione delle strutture regionali. In sintesi le proposte sono:

 

  1. Dare vita ad un Comitato di Direzione ampio e coinvolgente, destinato, con la crescita della associazione, a veder rappresentate tutte le regioni ed a veder rappresentati i comuni non capoluogo con almeno due rappresentanti;
  2. Individuare i componenti del C.D. preferibilmente tra colleghi dirigenti o titolari di posizione organizzativa, attivi e propositivi nelle iniziative e nelle attività, nel loro insieme in grado di fornire un contributo autorevole a livello nazionale;
  3. Impegnare il Segretario Generale ad affidare a ciascun membro del Comitato di Direzione un compito specifico, strettamente correlato alla sua specifica professionalità;
  4. Favorire la comunicazione e la trasparenza;
  5. Formalizzare la nomina di referenti regionali USCI anche in deroga alla limitazione percentuale sulla popolazione, con compiti propulsivi e organizzativi locali ed anche come interlocutori sia degli enti regione sia delle strutture regionali ANCI  e di quelle ISTAT;
  6. Formalizzare la costituzione di gruppi di lavoro nazionali dedicati ad alcune attività di particolare importanza. Tra queste di immediata necessità:
    1. Gruppo per la comunicazione (redazione USCI Notizie, pubblicazioni non periodiche, progetto e gestione sito internet);
    2. Gruppo di supporto tecnico ed organizzativo;
    3. Gruppo di gestione e organizzazione attività formativa;
    4. Gruppo analisi e proposta revisione 322;
    5. Gruppo di studio su codice deontologico e statistica locale;
  7. Nominare una Segreteria ristretta che affianchi il Segretario Generale (eventualmente potrebbero farne parte i responsabili dei gruppi di lavoro);
  8. Proporre nella prossima assemblea straordinaria le modifiche dello Statuto coerentemente con gli orientamenti espressi.